7) "LA SCALINATA DI TRAVERTINO" - FRANCESCO MANZO | SANT'ELIA FIUMERAPIDO (FR)

Esistono due tipi di autori, – si disse Irene, mentre raccoglieva in fretta dalla sua scrivania gli appunti che aveva completato la sera prima – quelli che scrivono per raccontare se stessi, e quelli che si nascondono dietro le loro storie. Livio Parodi apparteneva sicuramente alla seconda categoria, pensò, mentre riponeva “La scalinata di travertino” nella sua capace borsa di jeans.

Bevve la tazza di latte freddo che costituiva la sua colazione, ed entrò nello studio, dove la madre, elegante come sempre in uno dei suoi tailleur di lavoro, stava controllando i documenti che avrebbe portato in ufficio. Nonostante i suoi cinquant’anni era ancora una delle più belle donne che Irene conoscesse.

« La trasmissione è oggi?»

Irene assentì.

« Non ti far intimorire » disse la madre.

« Ho fatto i compiti a casa, ed ho il mio asso nella manica» rispose Irene, sorridendo... (segue - totale battute: 19774)

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[ 31 May, 2010 ] • [ eureka ]

23) "LE LACRIME DELL'ULTIMA VESTALE" - ANNAMARIA MATERA | COSENZA

Il telefono non fece in tempo a squillare, che dall’altra parte della cornetta, riecheggiò la voce professionale, ma calda e invitante di Giorgio, lo storico portiere dell’hotel Celio. - Hotel Celio, buonasera. Good evening... - Buonasera, Giorgio. Sono Loretta Fabris. - Dottoressa, è da un po’ che non la sentiamo. Sarà nostra ospite? - Si, sarò a Roma domani. - La solita suite? - No, so che sono terminati i lavori ed è stata aperta una suite nuova, con terrazzo privato affacciato sul Colosseo. - Si, non è stata ancora prenotata. - Sono orgogliosa di esserne la prima occupante. D’altra parte, con il mio mestiere sarebbe stata una beffa non poter godere per prima della vista del Colosseo, da quel terrazzo. - Il solito viaggio di lavoro, dottoressa? - Si, ma questa volta è più importante delle altre e avrò più che mai bisogno della vostra proverbiale riservatezza... (segue - totale battute: 17260)

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[ 08 October, 2010 ] • [ eureka ]

27) SULLE TRACCE DI GALATEA - ERMANNO COTTINI | TORINO

Di regali ne avevo ricevuti tanti nel corso della professione, ma quello di Michele fu veramente speciale. Lo curai per l’intero anno 1996 con professionalità e dedizione, assistendolo fino all’ultimo, fino al momento in cui entrò in coma e il nostro dialogo quotidiano divenne un monologo dai toni rassicuranti con cui m’illudevo di mantenere in lui un flebile barlume di speranza. Dopo la sua morte acquisii la proprietà del quadro che era stato testimone di tanta sofferenza e spunto per innumerevoli discussioni sulla storia dell’arte e sulla passione per la bellezza che ci accomunava: “Il trionfo di Galatea”. Nella stanza, di fronte al letto, campeggiava da anni quella grande tela a olio senza cornice. Nella scena la Ninfa Galatea, a malapena coperta da un panno cremisi che svolazza libero al vento, sta ritta sulla conchiglia trattenendo per le briglie i due delfini dediti al suo traino, aiutata da un florido amorino con la presa sul morso del delfino in primo piano. Intorno a Galatea si anima l’orgia marina: Tritoni, Ippocampi, buccinatori e Nereidi godono del trionfo della bionda sorella e cantano la sua bellezza col suono delle conche marine. Una Ninfa cerca di svincolarsi dalla stretta di un barbuto Tritone, un’altra lietamente cavalca sul dorso di un suo compagno marino. Il mare calmo è mosso dalla folla gioiosa e si perde verso l’orizzonte colle sue piccole onde, sotto un gran cielo attraversato da nubi bianche, dove tre amorini puntano i loro strali verso Galatea e gli astanti, mentre un quarto s’affaccia con un mazzo di frecce dietro una nube, intenzionato a rifornire i compagni arcieri, esaurita la prima tornata di lanci... (segue - totale battute: 22508)

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[ 28 October, 2010 ] • [ eureka ]

33) "GLADIATORE" - FABIO TALOTTI | NAPOLI

Fin da piccolo il destino mi aveva riservato prove molto dure, il luogo dove nacqui era già una di queste. Nascere in Africa, nel luogo dov’è cominciata l’umanità, significa avere il colore della pelle come quello della tua terra che, molto spesso, è stata bagnata dal sangue della tua gente. L’Africa incarna lo spirito dell’uomo che è in grado di fare cose straordinarie ma, nello stesso tempo, è capace di commettere azioni imperdonabili. Fu per questo che i miei genitori pensarono che farmi nascere in una terra migliore mi avrebbe dato una vita più felice della loro.

La mia storia comincia così, in una nave stracolma di profughi diretta verso l’Italia. Nessuno sentiva i miei primi vagiti tra tutte quelle urla, né mio padre rimasto in Africa, né mia madre che giaceva senza vita sul fondo di quella stiva. Certo, i miei genitori non avrebbero voluto farmi nascere in quelle condizioni ma in fin dei conti non è così facile decidere il luogo in cui nascere. Nonostante tutto, il loro volere era stato in qualche modo esaudito: vivere lontano da un paese sfiancato dalla guerra.

Chi si prese cura di me, nei miei primi giorni di vita, è un mistero ma, chiunque fosse, riuscì a tenermi in vita per poi consegnarmi alle autorità italiane. Era il venticinque aprile, il giorno della festa della liberazione italiana, mi diedero il nome di Marco, il santo evangelista che morì proprio in quel giorno. Il nome Marco ha origini latine e significa sacro al dio Marte; non ci fu nome più appropriato che potessero darmi viste le guerre che opprimevano tutto il continente africano. Fui affidato ad un orfanotrofio al centro di Roma, in via Merulana, una strada alberata che porta alla Basilica di San Giovanni in Laterano... (segue - totale battute: 40425)

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[ 18 November, 2010 ] • [ eureka ]

51) "ROMA DA UNA SCATOLA BLU" - KATIA PROIETTI | ROMA

La sveglia squillò prima del solito e alle sei e quarantacinque del mattino, Aurelio era già pronto. Aveva passato con cura il filo interdentale e con delle pinzette strappato dei peli ostinati che continuavano a crescergli sulle orecchie. Aveva scelto d’indossare un completo di flanella azzurro, sopra la camicia bianca di Armani, ed anche se non gli era concesso mettere la cravatta, così vestito faceva una bella figura. Era un uomo alto Aurelio, dalle spalle larghe e le mani grandi; teneva i capelli bianchi raccolti in un codino dietro la nuca, e intorno ai suoi occhi scuri si apriva un semicerchio di piccole rughe, che si arricciava quando rideva, ma era cosa che accadeva raramente e mai in presenza di qualcuno. Era un venerdì di Ottobre, ed era un giorno importante per Aurelio. Il giorno in cui rivedeva Roma. Aveva grosse aspettative per quella mattinata, e se non fosse stato così abituato alle telecamere, avrebbe finito con l’esagerare la quantità di gelatina da distribuire sui capelli. Ma Aurelio non era un novellino, aveva imparato a controllare le sue emozioni. Quando gli uomini arrivarono, porse loro le mani dalle unghie ben curate. “Buongiorno dottore”, lo salutò un agente dal sorriso teso ed incerto, e le manette scattarono intorno ai suoi polsi con il loro suono metallico... (segue - totale battute: 14252)

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[ 02 February, 2011 ] • [ eureka ]

53) "DA UNA PARTE IL MARE" - MARILISA VUMBACA | ROMA

Da una parte il mare, dall’altra l’Etna. Gabriele è seduto sulle gradinate ricavate sul fianco della collina, per vedere l’uno e l’altro. E’ la fine di aprile e una luce chiara bagna il Teatro Greco. Una guida racconta ad un gruppo di turisti che il teatro poteva contenere cinquemila spettatori… colonne con capitelli corinzi… epoca ellenistica… Il gruppo si allontana e Gabriele può godere del silenzio. Come sempre, il silenzio mette in movimento i suoi pensieri. Sono tre anni che non la vede. Si erano conosciuti lì a Taormina. Lora era venuta per una settimana di riposo dalla sua attività di p.r., lui era lì per il suo lavoro di enologo, che da Siena lo aveva portato a girare per i vigneti della Sicilia, in cerca di aromi fruttati o speziati e di vitigni giovani e promettenti. Un cercatore di talenti, in qualche modo. Si erano incontrati sulla terrazza dell’hotel Villa Ducale, tra profumi di zagare e bougainvillee viola, rosse, arancio, bianco. Ma lì si erano solo guardati. Poi, all’aeroporto, tutti e due in partenza, al check-in, lei lo aveva urtato con il trolley e lui, invece di guardarla male, le aveva detto grazie, torniamo indietro, ti prego ed erano corsi via insieme prima che qualcosa li facesse pensare. Una “vampa”, avrebbero detto i siciliani, una vampa di caldo che ti prende e non ti fa ragionare. Tre giorni di sole e di passione in un maggio caldo e profumato... (segue - totale battute: 8128)

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[ 02 February, 2011 ] • [ eureka ]