1) "AL SERVIZIO DELLA SERENISSIMA" - MARIO SCOTTO | TORINO
Nei primi giorni di dicembre del 1523, attraversai su una galeazza il grigio e calmo mare Adriatico, quello che i veneziani chiamano Golfo di Venezia. Era una di quelle giornate invernali in cui la città è avvolta da una luminosità che solo lei possiede; quando la nebbia e il sole si alternano, dando al suo profilo qualcosa di magico. Sebbene ne avessi sentito parlare in ogni porto d'Europa, quando mi trovai dinnanzi ai suoi colori, che mischiano la trasparenza del vetro con la purezza dell’alabastro, la lucentezza del marmo con la ricchezza dell’oro, restai folgorato. Nel porto - che loro chiamano Arsenale, deformando la parola araba Daras-sina'ah – vidi strane navi dalla prua molto rialzata e coperte da drappi di velluto intessuto d'oro: i rematori indossavano casacche con bande arancio, turchese e azzurro. Galee sottili dalla forma slanciata, si staccavano dagli attracchi, dirette verso porti dai nomi di sogno e i moli brulicavano d’attività. Più avanti, c’erano le torri d'ingresso alla fabbrica di navi che non aveva uguali al mondo; vi lavoravano quattromila operai - su una popolazione di centomila persone – per costruire imbarcazioni che tutto il mondo invidiava... (segue - totale battute: 19960)
[ 03 May, 2010 ] • [ eureka ]
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[ 03 May, 2010 ] • [ eureka ]
34) "LUCIA DELLA PIOGGIA" - SILVIA FAVARETTO | MARCON (VE)
Quando mia madre rimase incinta di me, non si usava fare ecografie. I figli arrivavano come li mandava il Signore e li si vedeva, per la prima volta, quando uscivano, insanguinati e urlanti, dal corpo della madre. E il 12 gennaio di un anno ormai lontano, la bimba insanguinata che usciva dal corpo di una donna sfinita, ero io. Una bambina bellissima, bionda, di porcellana delicata. Le piccole manine perfette, affusolate, le guance tonde e la bocca a cuore, come disegnata. I capelli morbidi come fili di seta, due tenui sopracciglia appena percettibili, le ciglia folte e chiare. Ma, nonostante l’ostetrica mi colpisse più volte per farmi reagire, io non emisi nessun vagito. Mia madre si accorse subito che c’era qualcosa che non andava, ma vedermi così bella, serena, con i lineamenti distesi, la tranquillizzò e pensò “se non vuole piangere ora, va bene. Avrà tempo e ragioni per piangere quando sarà più grande”. Così non fu. Col passare degli anni la mia pelle chiara, i lunghi capelli biondi e i grandi occhi azzurri facevano avvicinare tutti i passanti a mia madre, per farle i complimenti. Lei sorrideva timidamente e spingeva via il passeggino, affinché non se ne accorgessero. Mia madre non voleva che capissero che ero muta. Ho sempre avuto il mio modo di comunicare, ma non con la voce. Mia madre non lo viveva bene, sentiva che la mia menomazione era una vendetta del destino per avermi concepita fuori dal matrimonio. Aveva avuto una relazione con un uomo sposato, vent’anni più anziano di lei, che le aveva promesso mari e monti, senza nessuna intenzione di mantenere la parola data. Ancor prima della mia nascita lui le aveva fatto sapere che per nessuna ragione avrebbero dovuto rivedersi... (segue - totale battute: 6778)
[ 18 November, 2010 ] • [ eureka ]
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52) "FILTRANDO (FLIRTANDO) VENEZIA" - FRANCO ZARPELLON | MESTRE (VE)
“Fermati, torna dentro” le intimò ad alta voce il professore. Francesca lo ignorò. Gettò alle sue spalle una spilla d’ebano e proseguì decisa. Scese di corsa gli antichi scalini consumati dai passi d’intere generazioni e uscì nel campo. Le grasse sculture boteriane, sistemate tra la chiesa e il ponte antistante, rimbalzavano i raggi del sole. Lampi di luce parevano emergere dalle opere dell’artista colombiano e si mescolavano alle urla dei bidelli della scuola, che in stretto dialetto veneziano la esortavano a fermarsi. Sembrava l’inizio di una singolare commedia goldoniana, ambientata nello spazio dell’immaginazione, sintesi di trecento anni di storia trascorsa agli antipodi di due emisferi. In mezzo c’erano lei e la lezione di quel pomeriggio. Si allontanò, lungo le solite calli del sestiere di Dorsoduro. Continuò a camminare, convinta della sua scelta, senza sapere cosa cercare. Raggiunse il Canal Grande, e quasi inconsciamente salì sulla gondola vuota, ferma al pontile. Si sedette sui sedili in pelle, di certo inusuali per un traghetto, e dopo un segno d’assenso al gondoliere, chiuse gli occhi all’ultimo sole d’inizio autunno. Il gondoliere iniziò lentamente a remare muovendo la gondola verso il centro del canale. Non si diresse al pontile di fronte, ma proseguì oltre il ponte dell’Accademia. Lei si lasciò trasportare, distante dalla scuola, dai soliti compagni, dal professore. Cosa c’entrava la letteratura americana con il percorso di studi di un Istituto d’Arte? La lingua inglese non le dispiaceva, ma erano gli ultimi giorni in cui si poteva godere un po’ di sole. Stare rinchiusa in quella classe, tutto il pomeriggio, le sembrava un vero sacrilegio... (segue - totale battute: 9838)
[ 02 February, 2011 ] • [ eureka ]
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55) "IL RUBINO BIRMANO" - CINZIA CASTELLI | NAPOLI
Le porte dell’ascensore si aprirono silenziosamente. La giovane donna allungò con uno scatto la maniglia del trolley rosso bordeaux e percorse lo stretto corridoio dell’Hotel Santo Stefano fino a raggiungere l’ultima stanza: la 103. Come stabilito, dava direttamente sulle scale. Era strano che la serratura fosse ancora quella tradizionale e, mentre richiudeva la porta con tre mandate, Ivon si domandò se questo particolare avrebbe dovuto preoccuparla oppure no. Rimase alcuni minuti con la schiena appoggiata alla porta. La luce che filtrava attraverso le tende oscuranti le permisero comunque di vedere le pareti tappezzate con tessuto damascato rosso e dorato e i mobili bianchi, rigorosamente decorati secondo lo stile “settecento veneziano”. Si avvicinò alla finestra e scostando prima le tende pesanti e poi più delicatamente quelle in organza bianca, poté vedere gran parte di Campo Santo Stefano: sulla sinistra si intravedeva la facciata dell’omonima chiesa e, sulla destra, la statua di Niccolò Tommaseo. Si ritrasse di colpo. Il tipo con il cappello Panama che aveva notato alla fermata San Samuele era fermo proprio sotto la statua del letterato e aveva il cellulare all’orecchio... (segue - totale battute: 16322)
[ 02 February, 2011 ] • [ eureka ]
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57) "INCONTRO IN ROSSO" - MIRELLA PUCCIO | PALERMO
Si lasciò sfiorare dallo sconosciuto ancora una volta senza protestare. Il vaporetto procedeva spedito solcando il Canal Grande mentre l’uomo continuava a osservarla e a urtarla a ogni fermata. Il suo corpo sfiorava ora le spalle, ora il braccio. Erano in piedi, fra turisti e residenti, donne con la sporta della spesa e ragazzi che avevano bigiato la scuola, pensionati sfaccendati e qualche coppia in viaggio di nozze. Nel cielo terso, il sole splendeva illuminando ogni cosa. Venezia riluceva come una gemma ed era impossibile sfuggire al suo fascino. Lo sguardo dell’uomo non la lasciava un istante, ma non si sentiva infastidiva. Osservò frettolosamente i suoi occhi verdi, il volto dalle fattezze perfette, la pelle chiarissima. Alto, con spalle importanti, indossava una camicia stropicciata di seta bianca, sciarpa blu intonata al giaccone di lana pesante e jeans logori. A un certo punto squillò il cellulare e rispose in una lingua che a lei sembrò russo o polacco. Sbarcò insieme a un nugolo di persone e fu sorpresa di notare la presenza dello straniero dietro di lei. S’incamminò verso l’albergo trascinando il minuscolo trolley, sufficiente per passare due giorni nel capoluogo veneto. La segretaria aveva prenotato la camera all’hotel Santo Stefano, situato a pochi minuti da San Marco. Quando giunse a destinazione, si fermò rapita a osservare la piazza, le foto sul sito internet non rendevano giustizia alla struttura. Era ubicata nell’antica torre di guardia di un convento del Quattrocento e sulla porta recava il logo “Small Charming Hotel”... (segue - totale battute: 16289)
[ 03 February, 2011 ] • [ eureka ]
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[ 03 February, 2011 ] • [ eureka ]