57) "INCONTRO IN ROSSO" - MIRELLA PUCCIO | PALERMO
Si lasciò sfiorare dallo sconosciuto ancora una volta senza protestare. Il vaporetto procedeva spedito solcando il Canal Grande mentre l’uomo continuava a osservarla e a urtarla a ogni fermata. Il suo corpo sfiorava ora le spalle, ora il braccio. Erano in piedi, fra turisti e residenti, donne con la sporta della spesa e ragazzi che avevano bigiato la scuola, pensionati sfaccendati e qualche coppia in viaggio di nozze. Nel cielo terso, il sole splendeva illuminando ogni cosa. Venezia riluceva come una gemma ed era impossibile sfuggire al suo fascino. Lo sguardo dell’uomo non la lasciava un istante, ma non si sentiva infastidiva. Osservò frettolosamente i suoi occhi verdi, il volto dalle fattezze perfette, la pelle chiarissima. Alto, con spalle importanti, indossava una camicia stropicciata di seta bianca, sciarpa blu intonata al giaccone di lana pesante e jeans logori. A un certo punto squillò il cellulare e rispose in una lingua che a lei sembrò russo o polacco. Sbarcò insieme a un nugolo di persone e fu sorpresa di notare la presenza dello straniero dietro di lei. S’incamminò verso l’albergo trascinando il minuscolo trolley, sufficiente per passare due giorni nel capoluogo veneto. La segretaria aveva prenotato la camera all’hotel Santo Stefano, situato a pochi minuti da San Marco. Quando giunse a destinazione, si fermò rapita a osservare la piazza, le foto sul sito internet non rendevano giustizia alla struttura. Era ubicata nell’antica torre di guardia di un convento del Quattrocento e sulla porta recava il logo “Small Charming Hotel”... (segue - totale battute: 16289)
[ 03 February, 2011 ] • [ eureka ]
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55) "IL RUBINO BIRMANO" - CINZIA CASTELLI | NAPOLI
Le porte dell’ascensore si aprirono silenziosamente. La giovane donna allungò con uno scatto la maniglia del trolley rosso bordeaux e percorse lo stretto corridoio dell’Hotel Santo Stefano fino a raggiungere l’ultima stanza: la 103. Come stabilito, dava direttamente sulle scale. Era strano che la serratura fosse ancora quella tradizionale e, mentre richiudeva la porta con tre mandate, Ivon si domandò se questo particolare avrebbe dovuto preoccuparla oppure no. Rimase alcuni minuti con la schiena appoggiata alla porta. La luce che filtrava attraverso le tende oscuranti le permisero comunque di vedere le pareti tappezzate con tessuto damascato rosso e dorato e i mobili bianchi, rigorosamente decorati secondo lo stile “settecento veneziano”. Si avvicinò alla finestra e scostando prima le tende pesanti e poi più delicatamente quelle in organza bianca, poté vedere gran parte di Campo Santo Stefano: sulla sinistra si intravedeva la facciata dell’omonima chiesa e, sulla destra, la statua di Niccolò Tommaseo. Si ritrasse di colpo. Il tipo con il cappello Panama che aveva notato alla fermata San Samuele era fermo proprio sotto la statua del letterato e aveva il cellulare all’orecchio... (segue - totale battute: 16322)
[ 02 February, 2011 ] • [ eureka ]
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52) "FILTRANDO (FLIRTANDO) VENEZIA" - FRANCO ZARPELLON | MESTRE (VE)
“Fermati, torna dentro” le intimò ad alta voce il professore. Francesca lo ignorò. Gettò alle sue spalle una spilla d’ebano e proseguì decisa. Scese di corsa gli antichi scalini consumati dai passi d’intere generazioni e uscì nel campo. Le grasse sculture boteriane, sistemate tra la chiesa e il ponte antistante, rimbalzavano i raggi del sole. Lampi di luce parevano emergere dalle opere dell’artista colombiano e si mescolavano alle urla dei bidelli della scuola, che in stretto dialetto veneziano la esortavano a fermarsi. Sembrava l’inizio di una singolare commedia goldoniana, ambientata nello spazio dell’immaginazione, sintesi di trecento anni di storia trascorsa agli antipodi di due emisferi. In mezzo c’erano lei e la lezione di quel pomeriggio. Si allontanò, lungo le solite calli del sestiere di Dorsoduro. Continuò a camminare, convinta della sua scelta, senza sapere cosa cercare. Raggiunse il Canal Grande, e quasi inconsciamente salì sulla gondola vuota, ferma al pontile. Si sedette sui sedili in pelle, di certo inusuali per un traghetto, e dopo un segno d’assenso al gondoliere, chiuse gli occhi all’ultimo sole d’inizio autunno. Il gondoliere iniziò lentamente a remare muovendo la gondola verso il centro del canale. Non si diresse al pontile di fronte, ma proseguì oltre il ponte dell’Accademia. Lei si lasciò trasportare, distante dalla scuola, dai soliti compagni, dal professore. Cosa c’entrava la letteratura americana con il percorso di studi di un Istituto d’Arte? La lingua inglese non le dispiaceva, ma erano gli ultimi giorni in cui si poteva godere un po’ di sole. Stare rinchiusa in quella classe, tutto il pomeriggio, le sembrava un vero sacrilegio... (segue - totale battute: 9838)
[ 02 February, 2011 ] • [ eureka ]
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