40) "HYDROFIELE" - ENRICA DEL ROSSO | BOLOGNA

Nettuno è al centro del sistema. Del nostro sistema, localizzato nel quartiere di Piazza Maggiore, squadrata e ampia come la fronte di un uomo sulla cinquantina. Mi è capitato di fantasticare in questo senso, di credere che durante la progettazione avessero tratto ispirazione dal volto asciutto di un personaggio illustre, ma non necessariamente affascinante. Il Signore dei Mari, dal canto suo, possiede magnificente bellezza. Nel suo nudo classicheggiante riscopro il fascino squisitamente estetico che il corpo umano sfrutta per ammaliare e schiavizzare.

La fontana della perdizione, dove l’erotismo si avviluppa alla carne. E potrei mai scappare? Non lo so. Di certo non voglio. Mi sono innamorata di quel simulacro sublime come ogni essere umano ama il proprio compagno di vita: perdutamente. Se non ci fosse la statua del dio a fecondare la città con il suo vigore maschile, Bologna sarebbe solo una sterminata pianura di femmine sciape. Come Lina. L’insignificante sposa sempre il ridicolo ed ella rappresenta proprio questa unione intestinale e spiacevole. Come dire, matrimoniale.

Mi sistemo i bottoni del tailleur, riflettendomi nello specchio appeso alla parete del corridoio, ma non smetto di ricontrollarmi anche dopo, assicurando che la mia linea distinta si propaghi lungo le vetrine di via Rizzoli. I miei tacchi battono forse con una certa insistenza sulla pavimentazione, come per chiamare un maggiordomo. Meriterei un vascello di servi, il cui unico scopo sarebbe ritardare l’avvento del loro giorno fatale per poter esaudire ancora i miei capricci. Mi è stato negato questo diritto. E allora in via Rizzoli, strada frivola e prostituita alle migliaia di persone che la solcano, i miei tacchi devono battere con una certa insistenza. Lo pretendo... (segue - totale battute: 19346)

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[ 30 November, 2010 ] • [ eureka ]

37) "IN SOSPESO" - GIUSEPPE ACCIARO | BOLOGNA

Il dottor Lanfranchi si sistemò il suo cappello in stile vintage anni cinquanta e cominciò ad addentare il panino con la salsiccia ancora fumante. Le due infermiere slave che lavoravano al maggiore si rivolsero a Khaleb in un italiano abbastanza corretto. Mentre le patatine le scivolavano in bocca con la velocità di pesci guizzanti, una di loro raccontava all’altra un buffo aneddoto su un episodio avvenuto in Slovenia, ammiccando a Khaleb, che si mostrava sempre coinvolto nei discorsi dei suoi clienti. Arrivarono altre persone e le voci degli astanti si mescolarono formando un cacofonico background. I presenti erano quasi tutti dei lavoratori che conoscevano da tempo Khaleb, e si servivano da lui durante le pause lavorative o prima di prendere servizio. La sua paninoteca era molto fornita e non mancavano vari tipi di dolciumi... (segue - totale battute: 8849)

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[ 25 November, 2010 ] • [ eureka ]