19) "VIOLA & CANNELLA" - ORNELLA FIORENTINI | RAVENNA

Viola guardò la valigia marrone inghiottita dai flutti di un mare in burrasca. Sospirò pensando che non aveva dimenticato nulla. Sì, nella vecchia valigia marrone, aveva messo tutta la sua infanzia: le fotografie con Lia, la bambola di pannolenci rotta, l’abbecedario, la palla sgonfia a spicchi, il libro di Pinocchio e il carillon. Le era rimasto solo il rimpianto di non essere stata accanto alla nonna quando se n’era andata in silenzio come era sempre vissuta.

Il mare nero della notte risucchiò muggendo la bambina di un tempo. In quell’istante rimase solo Viola, l’adulta egoista.
Era partita per Cuba anche se Lia si era ammalata perché aveva voglia di cambiare aria. Il paese le stava stretto, non succedeva mai nulla di nuovo.

A Viola dissero della morte della nonna solo quando tornò a Porto Venere dopo tre settimane. Gridò a quei parenti, in genere avari di parole, con quanto fiato aveva in gola che non poteva essere vero.

Perché le mentivano? Poi, lentamente, cominciò ad abituarsi a vivere nella casa vuota di Lia. In fondo le erano mancati il paese arroccato sullo strapiombo di roccia grigia, le case colorate, i volti conosciuti di chi le dava il buon giorno con un sorriso impercettibile.

“Domani andrà meglio anche se non ho più il cuore.” mormorò Viola pensando alla valigia marrone... (segue - totale battute: 7088)

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