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Flashing. First, a rustle like that of distant fronds, then a less and less shrieking hiss from the few centimeters-wide metal mouth that gradually faded to silence, though remaining wide open. A long, long curve, whose gold and steel arc had illuminated the whole city for what could have been no more than a fraction of a second. But why then had it seemed an endless corner of the eye vision of a shooting star sucked from a fifth floor window of the Hotel Miló to the few resistant couples still entwined on the benches along Murata Avenue?
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Occhieggiante. Prima come fruscio di fronde lontane, poi un sibilo sempre meno gridato dalla bocca metallica di pochi centimetri di diametro, che si era progressivamente zittita pur rimanendo spalancata. Una curva lunghissima, il cui arco d’oro e d’acciaio aveva illuminato tutta la città per quella che non poteva essere stata che una frazione di secondo. Ma allora perché ai pochi innamorati superstiti, avvinghiati sulle panchine di viale Murata, era sembrata l’interminabile coda dell’occhio di una stella cometa risucchiata da una finestra al quinto piano dell’Hotel Miló?
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