124) "L'ODORE INTENSO DELLE ROSE" - SILVIA FAVARETTO | MARCON (VE)

Ci affacciamo al ricordo come ad un paesaggio. Nizza si staglia vivida nel presente come il ricordo più dolce. La bellezza a volte duole, più di un'ulcera e ai nostri occhi la realtà brucia, come l'acqua salata del mare. A Nizza il tempo ti insulta, come se fossi retrogrado, come se non fossi all'altezza. Dobbiamo arrenderci di fronte ai suoi colori, imparare a respirare tra le sue trame. Il nostro passato è un luogo che ci abita,e perdersi nei suoi vicoli è fin troppo facile. Un albergatore francese lo sapeva bene. Il signor Sauvages se lo chiedeva da quando aveva aperto l’hotel: qualcosa, nella stanza 24 non andava. L’albergo aveva appena due mesi, gli infissi erano ancora scintillanti, non ancora ossidati dalla salsedine, l’intonaco dei corridoi candido e il legno delle porte non dava segni dell’opacità che lo avrebbe scalfito dopo qualche estate. La stagione stava andando bene se non fosse stato per quegli strani casi. Erano cominciati il giorno dell’inaugurazione: una quarantina tra coppie e single avevano firmato le schede di registrazione all’ingresso e si erano accomodate nella propria stanza, con il pesante portachiavi in mano. Tutte le stanze erano occupate, fino all’ultima, la 32. Erano coppie che passavano le vacanze e anche qualche cliente solo, come appunto l’ospite a cui era toccata la stanza 24. Era un uomo di sessant’anni circa, elegante, con la ventiquattrore, e aveva pernottato inizialmente per tre giorni, il classico week-end, e poi invece aveva prolungato il suo soggiorno pagando in anticipo per 15 giorni. Per tutta la durata della sua permanenza nessuno del personale lo vide, non permetteva nemmeno alle cameriere di rifare la stanza o cambiare gli asciugamani. Del misterioso signore non si vedeva traccia nemmeno nella zona colazione: chiamava dalla stanza e si faceva portare capuccino e brioches in camera... (segue - totale battute: 8070)

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[ 14 dicembre, 2009 ] • [ eureka ]

123) "PICCOLE NOTRE D'AMORE" - MARIA ELISABETTA VUILLERMOZ | QUART (AO)

Non ho dormito questa notte. Stai partendo di nuovo. Se da un lato questo Tuo modo d’essere m’inorgoglisce, dall’altro vorrei frenare il Tuo fuggi, fuggi verso mete ignote. Volevi un lavoro che Ti permettesse di viaggiare per poter scoprire, del mondo, tutte le sfaccettature e l’hai appena ottenuto. Il bagaglio culturale che Ti porti addosso, nei Tuoi splendidi venticinque anni, ha un notevole peso: laurea specialistica in economia, master in international management del Cems (classificato numero 1 al mondo - nel 2009 - dal Financial Times), due anni di lavoro, perfetta conoscenza dell’inglese e del francese e, cosa da non sottovalutare, grinta da vendere. Inganna il Tuo viso angelico, per certi versi da bambina, non rilevando, nell’immediato quanto sia radicata in Te la tenacia. Quante volte Ti ho ascoltato a bocca aperta, mentre esponevi minuziosamente il contenuto dei Tuoi sogni… Ho vissuto per Te, vivo per Te, più che per me ed un poco T’invidio, perché io mi sono fermata prima, molto prima di raggiungere un vero e proprio traguardo ed ogni volta che perdevo a pezzi, i miei sogni, afferravo i Tuoi. E’ così che sono diventati anche miei. Adesso Ti guardo da lontano entrare nel castello, senza più bussare, mia Principessa e correre, correre come un cerbiatto, fino in cima alle scale… quelle del successo. E’ stata da sempre la moda, il Tuo chiodo fisso... (segue - totale battute: 12318)

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[ 01 dicembre, 2009 ] • [ eureka ]

122) "KEYSER SOZE" - LUCA CALVARESI | RIPATRANSONE (AP)

La porta si aprì da sola, spaventando Stefania. La luce del tramonto di quella fredda sera d’inverno accompagnò la donna all’interno dell’hotel. L’ingresso era piacevole, illuminato da flebili luci che lasciavano affiorare i colori rossastri dell’arredamento. Davanti a lei un uomo piuttosto buffo la aspettava sorridendo. «Buonasera» le disse con voce calma. «Buonasera» rispose Stefania, ricambiando il sorriso. «Non ho prenotato, ma potrei avere una camera per questa notte? Se avete una stanza libera forse resto qualche giorno...» disse, avendo il presentimento che una stanza per lei ci fosse sicuramente. L’uomo gettò un’occhiata ironica al mobiletto delle chiavi, che come al solito era pieno di polvere e di chiavi poco utilizzate: se c’era una cosa che non mancava in quell’albergo erano le stanze libere. «Non c’è problema. Può restare a lungo, finché vuole, se il nostro hotel le piacerà.» Stefania acconsentì con il capo, tirò fuori dalla borsetta il suo documento di identità e lo porse all’uomo della reception. «Bene» disse l’uomo. Compilò il registro e le restituì il documento, sorridendo di nuovo e buttando un occhio alla scollatura di Stefania e un altro alla partita trasmessa dalla televisione: «Grazie, ecco a lei. Stanza numero dieci. Salga le scale,» disse indicando con la mano il corridoio alla sua sinistra «poi la prima porta a sinistra.» La donna ringraziò e si diresse con le due pesanti valigie verso la camera, delusa perché l’uomo della reception non le aveva offerto il proprio aiuto con il bagaglio. Scortese, pensò... (segue - totale battute: 14043)

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[ 01 dicembre, 2009 ] • [ eureka ]