45) "LA DOPPIA VERITA'" - ALESSIA ORLANDO | FISCIANO (SA)
Dall’angolo prospettico di Ferdinando, le prime ombre stavano già inghiottendo i riflessi della cava di rena bianca.
Giuntovi di buon’ora, aveva riposto tra i documenti dell’automobile la schedina già preparata, comprata al bar, e pagato un quinto della somma complessiva del sistema a caratura.
Scelto il posto migliore per attendere le beccacce al passo, si era preparato alla lunga prova di precisione. Non aveva dato peso a uno sparo, ne ai latrati e tanto meno all’abbaiare furioso di più cani e, infine, a un’auto allontanarsi.
S’era inorgoglito per la precisione del suo nuovo fucile: aveva potuto sparare, colpendo sistematicamente tutte quelle che aveva inquadrato nel mirino della micidiale arma, prima di ogni altro cacciatore. E i risultati erano ottimi: il primo colpo l’aveva sparato dando le spalle ai primi raggi del sole. Avendo indugiato troppo, mentre il piumaggio del volatile stava per sparire dietro la sagoma d’un faggio secolare, rivolta la canna verso terra, come volesse lasciare alla vittima predestinata un minimo di vantaggio per la sua nota infallibilità, gli era partito un colpo ad altezza d’uomo. La rosa di pallini si era dispersa senza danni verso il lago, attraversando una siepe e sfiorando un lontano faggio, di cui vedeva la chioma e la parte alta del tronco mastodontico.
Poi, rimessosi d’istinto in assetto di sparo, senza più prendere la mira, sparò ancora. Mentre il fragore dello secondo sparo riempiva il silenzio, guardava le canne brunite e lucenti, il grilletto, il manico, meravigliato per la docilità del rinculo. Sentì molti latrati; l’odore della polvere da sparo riempì i suoi polmoni e altri spari si succedettero.
Fritz, il giovane cane da penna, s’era lanciato con veemenza verso la zona dove l’animale era caduto in picchiata, ma, stranamente, non ritornava, con la preda in bocca, verso il padrone. Qualche minuto dopo Ferdinando lo andava a cercare, notando la beccaccia galleggiare esanime sulle acque del laghetto, fuori dalla portata del cane; poi aveva visto il pelo rossastro e lungo del suo fidato animale che, anziché andare a prendere l’uccello, se ne stava riverso accanto alla sagoma di un bambino dal volto insanguinato... (segue - totale battute: 15818)
[ 30 agosto, 2009 ] • [ eureka ]
Giuntovi di buon’ora, aveva riposto tra i documenti dell’automobile la schedina già preparata, comprata al bar, e pagato un quinto della somma complessiva del sistema a caratura.
Scelto il posto migliore per attendere le beccacce al passo, si era preparato alla lunga prova di precisione. Non aveva dato peso a uno sparo, ne ai latrati e tanto meno all’abbaiare furioso di più cani e, infine, a un’auto allontanarsi.
S’era inorgoglito per la precisione del suo nuovo fucile: aveva potuto sparare, colpendo sistematicamente tutte quelle che aveva inquadrato nel mirino della micidiale arma, prima di ogni altro cacciatore. E i risultati erano ottimi: il primo colpo l’aveva sparato dando le spalle ai primi raggi del sole. Avendo indugiato troppo, mentre il piumaggio del volatile stava per sparire dietro la sagoma d’un faggio secolare, rivolta la canna verso terra, come volesse lasciare alla vittima predestinata un minimo di vantaggio per la sua nota infallibilità, gli era partito un colpo ad altezza d’uomo. La rosa di pallini si era dispersa senza danni verso il lago, attraversando una siepe e sfiorando un lontano faggio, di cui vedeva la chioma e la parte alta del tronco mastodontico.
Poi, rimessosi d’istinto in assetto di sparo, senza più prendere la mira, sparò ancora. Mentre il fragore dello secondo sparo riempiva il silenzio, guardava le canne brunite e lucenti, il grilletto, il manico, meravigliato per la docilità del rinculo. Sentì molti latrati; l’odore della polvere da sparo riempì i suoi polmoni e altri spari si succedettero.
Fritz, il giovane cane da penna, s’era lanciato con veemenza verso la zona dove l’animale era caduto in picchiata, ma, stranamente, non ritornava, con la preda in bocca, verso il padrone. Qualche minuto dopo Ferdinando lo andava a cercare, notando la beccaccia galleggiare esanime sulle acque del laghetto, fuori dalla portata del cane; poi aveva visto il pelo rossastro e lungo del suo fidato animale che, anziché andare a prendere l’uccello, se ne stava riverso accanto alla sagoma di un bambino dal volto insanguinato... (segue - totale battute: 15818)
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[ 30 agosto, 2009 ] • [ eureka ]