32) "SPIRITO" - FRANCESCO GIUBBILINI | ROSIGNANO SOLVAY (LI)
Come chi vive di sola musica, chi soltanto per il proprio lavoro, chi ancora per conoscere innumerevoli amanti, Spirito (ho sempre pensato fosse un soprannome) viveva per le camere d’albergo.. cioè, viveva per loro, con loro, insieme a loro, in un ordine-disordine di cose che, per chi provava a guardarlo dall’esterno, riusciva strambo e inconcepibile.
Da alcuni anni aveva mollato ragazza e famiglia per dedicarsi ad un preciso studio, intrigante quanto metaforico, o onirico, se si preferisce quali buoni amanti del genere psico-et-compagnia-bella, della propria personalità. E la solitudine in stanze d’albergo esaltava l’anima e il sinolo tutto di Spirito, convinto che proprio in questa particolare simbiosi “uomo-stanza d’albergo” si potesse raggiungere qualcosa al di là di ciò che i suoi coetanei erano soliti esperire.
Camere dai pesanti drappi rosso porpora, oscure anche nei pomeriggi d’agosto, in cui il proprio senso di colpa si esalta a limiti inaccettabili indulgendoci in sotterranee elucubrazioni; altre aeriformi, e sottili, fresche di primavera e di nuovi pensieri; altre tossiche e polverose, per portarti a scoprire angoli di salubrità ancora sconosciuti; altre ancora sobrie e canoniche, dall’aspetto austero ma che alludono ad altro con minimi particolari, mirabilia da scoprire, soprammobili dalla provenienza incerta e dalla storia reticolare... (segue - totale battute: 5982)
[ 15 luglio, 2009 ] • [ eureka ]
Da alcuni anni aveva mollato ragazza e famiglia per dedicarsi ad un preciso studio, intrigante quanto metaforico, o onirico, se si preferisce quali buoni amanti del genere psico-et-compagnia-bella, della propria personalità. E la solitudine in stanze d’albergo esaltava l’anima e il sinolo tutto di Spirito, convinto che proprio in questa particolare simbiosi “uomo-stanza d’albergo” si potesse raggiungere qualcosa al di là di ciò che i suoi coetanei erano soliti esperire.
Camere dai pesanti drappi rosso porpora, oscure anche nei pomeriggi d’agosto, in cui il proprio senso di colpa si esalta a limiti inaccettabili indulgendoci in sotterranee elucubrazioni; altre aeriformi, e sottili, fresche di primavera e di nuovi pensieri; altre tossiche e polverose, per portarti a scoprire angoli di salubrità ancora sconosciuti; altre ancora sobrie e canoniche, dall’aspetto austero ma che alludono ad altro con minimi particolari, mirabilia da scoprire, soprammobili dalla provenienza incerta e dalla storia reticolare... (segue - totale battute: 5982)
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[ 15 luglio, 2009 ] • [ eureka ]
31) "L'ULTIMA CARTA" - ALBERTO BELLETTI | GALLIATE (NO)
Ero quello che si poteva definire l’uomo ideale per certi tipi di lavoro.
Non facevo domande, non chiedevo ne il perché ne il motivo per i quali venivo ingaggiato ma soprattutto ero considerato un uomo dai grandi valori morali e nel quale si poteva riporre tutta la propria fiducia, oltre a parecchi soldi sul mio conto in Svizzera.
Di solito non ero neanche io a prendere contatto con i miei clienti. Mandavo Ray al mio posto,ci conoscevamo da così tanto che di lui mi potevo fidare cecamente e sapevo che avrebbe curato i miei interessi come fossero stati i suoi.
Il giorno in cui mi contattarono per questo lavoro alloggiavo all’Empire. Un albergo decadente sporco e malsano, ma l’ideale per uno come me che non vuole molta gente intorno.
Mi capitava di incontrare giovani coppie di amanti che prendevano una stanza per una sveltina, o di incrociare sguardi di sedicenni alle loro prime esperienze con la droga.
In quel luogo insomma non passavano ricconi o persone importanti e quindi neanche molti poliziotti rompicoglioni.
Ray mi aveva avvisato che il nuovo cliente aveva espresso il desiderio di contattarmi personalmente,così facendo quel giorno rimasi in stanza tutto il tempo e aspettai che mi chiamassero.
Erano le sei del pomeriggio e alla radio davano “You can’t always get what you want” degli Stones. Io mi stavo cullando sul letto con un bicchiere di Martini nella mano sinistra e una Chesterfield sulla destra quando ad un certo punto il telefono della stanza squillò... (segue - totale battute: 16165)
[ 14 luglio, 2009 ] • [ eureka ]
Non facevo domande, non chiedevo ne il perché ne il motivo per i quali venivo ingaggiato ma soprattutto ero considerato un uomo dai grandi valori morali e nel quale si poteva riporre tutta la propria fiducia, oltre a parecchi soldi sul mio conto in Svizzera.
Di solito non ero neanche io a prendere contatto con i miei clienti. Mandavo Ray al mio posto,ci conoscevamo da così tanto che di lui mi potevo fidare cecamente e sapevo che avrebbe curato i miei interessi come fossero stati i suoi.
Il giorno in cui mi contattarono per questo lavoro alloggiavo all’Empire. Un albergo decadente sporco e malsano, ma l’ideale per uno come me che non vuole molta gente intorno.
Mi capitava di incontrare giovani coppie di amanti che prendevano una stanza per una sveltina, o di incrociare sguardi di sedicenni alle loro prime esperienze con la droga.
In quel luogo insomma non passavano ricconi o persone importanti e quindi neanche molti poliziotti rompicoglioni.
Ray mi aveva avvisato che il nuovo cliente aveva espresso il desiderio di contattarmi personalmente,così facendo quel giorno rimasi in stanza tutto il tempo e aspettai che mi chiamassero.
Erano le sei del pomeriggio e alla radio davano “You can’t always get what you want” degli Stones. Io mi stavo cullando sul letto con un bicchiere di Martini nella mano sinistra e una Chesterfield sulla destra quando ad un certo punto il telefono della stanza squillò... (segue - totale battute: 16165)
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[ 14 luglio, 2009 ] • [ eureka ]
28) "INVERSO" - MARINA PRIORINI | MACCARESE (RM)
Seduta sul bordo del letto fissavo un punto insolito del muro della stanza, precisamente l’angolo tra le due pareti sopra la finestra, incapace di fare qualsiasi altra cosa.
Mi sentivo fragile rinchiusa in quella stanza d’albergo e l’attesa mi stringeva lo stomaco. In lontananza, sospesa, la corruzione del mio sentimento.
Fabio sarebbe entrato di lì a poco e come sempre aveva preteso che io arrivassi prima di lui per evitare che qualcuno potesse sorprenderci insieme.
Non era la prima volta che c’incontravamo in quell’albergo e per abitudine prenotavo sempre la stessa stanza con l’intento di sentirmi accolta in un ambiente familiare. La stanza n. 12 dell’Hotel Malia era stata testimone dell’inizio della mia storia clandestina e il grande letto a baldacchino aveva trattenuto ogni volta le false promesse dell’uomo di cui ero perdutamente innamorata... (segue - totale battute: 8520)
[ 02 luglio, 2009 ] • [ eureka ]
Mi sentivo fragile rinchiusa in quella stanza d’albergo e l’attesa mi stringeva lo stomaco. In lontananza, sospesa, la corruzione del mio sentimento.
Fabio sarebbe entrato di lì a poco e come sempre aveva preteso che io arrivassi prima di lui per evitare che qualcuno potesse sorprenderci insieme.
Non era la prima volta che c’incontravamo in quell’albergo e per abitudine prenotavo sempre la stessa stanza con l’intento di sentirmi accolta in un ambiente familiare. La stanza n. 12 dell’Hotel Malia era stata testimone dell’inizio della mia storia clandestina e il grande letto a baldacchino aveva trattenuto ogni volta le false promesse dell’uomo di cui ero perdutamente innamorata... (segue - totale battute: 8520)
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[ 02 luglio, 2009 ] • [ eureka ]