6) "IL CONGRESSO" - ALBERTO ARNAUDO | CUNEO
"Dottore bello, speravo davvero di vederti qui! E' un sacco di tempo che non ci incontriamo. Mangiamo insieme?"
Nella hall dell'albergo, trasformata in sala da pranzo a buffet, i congressisti sciamano dal seminterrato dove si tiene il convegno annuale della categoria. Giacche cravatte e tailleur non riescono a nascondere il sollievo per la pausa dei lavori, e l'allegra aspettativa per il pasto, che occhieggia dai tavoli imbanditi lungo le pareti. Così uomini e donne di tutte le età, fino ad un momento prima compassati e seriosi, si trasformano in men che non si dica in una spensierata truppa di gitanti affamati: dimenticati per un momento ruoli ed impegno, si gettano alla caccia del piatto migliore e di un posticino comodo dove mangiare in santa pace.
"Qui, qui" fa il professore guidando il più giovane collega verso un divanetto appartato, proprio contro la vetrata che dà sul terrazzo.
"Mmm, buona la pasta al forno. Mi ci voleva davvero..."
Il frastuono nella sala, che ha raggiunto il diapason all'ingresso della folla, si sta già spezzettando in cento rivoli coagulati intorno ai gruppi e gruppetti che si sono riuniti per mangiare.
Appena calmati i morsi dell'appetito, il dottore decide di affrontare l'argomento che, ora si vede, gli stava a cuore fin dal momento in cui, seduto nella prima fila della sala congressi, aveva scorto il professore.
"Senti" attacca "è da mesi che volevo chiedertelo: ma come è andata veramente al Memorial Hospital Hotel l'anno passato? Ne ho sentite di tutti i colori, ma mi piacerebbe che fossi tu a raccontarmi..."
L'altro, sorseggiando un po' di vino bianco, lo fissa negli occhi, cercando di capire quanto di genuino ci sia nella curiosità appena esibita. Poi, quasi rassegnato, sorride, mette giù il bicchiere, e risponde:
"Andiamo a prendere il caffè. Se proprio t'interessa, ti racconterò tutto dall'inizio.".... (segue - totale battute: 14615)
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[ 20 aprile, 2009 ] • [ eureka ]
4) "UN RAGAZZO NERO HA DANZATO..." - VANDA MENON | CARPI (MO)
È appena l'alba, sono sveglia, nessun rumore dall'esterno.
La penombra di questa stanza d'albergo rende tutto un poco magico, qui nella città più famosa del mondo, New York.
Mi accosto assonnata alla grande finestra, scostando la tenda chiara e lasciando che la luce di fuori raggiunga i miei occhi.
Guardo giù, nel chiarore luminoso della prima mattina - le mie compagne di viaggio ancora deliziosamente avvolte nel sonno - e scorgo un puntolino nero.
Osservo meglio e quel puntolino si muove, ondeggia, vibra di vita.
È un ragazzo nero, e si muove con possente grazia, quasi danzando.
Raggiunge l'angolo tra l'8.va Avenue e la 34.ma, un ultimo passo, curvando dolcemente il suo corpo verso sinistra e svanisce.
Chiudo gli occhi un istante, rivedo la scena, un accenno di danza nei piedi e nelle braccia, poi, in un attimo, scompare per sempre dalla mia vista e dalla mia vita.
Perchè mi sento come ipnotizzata verso quella figura che brevemente ho scorso laggiù, sulla strada, distante da me parecchie decine di metri?... (segue - totale battute: 4380)
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[ 14 aprile, 2009 ] • [ eureka ]